Pesanti pietre di granito su alture che dominano valli, tombe scavate nelle rocce per giganti e piccole fate, villaggi edificati tra i boschi e monumenti elevati al cielo per onorare l’esistenza.
Che il territorio di Gavoi fosse abitato da tempi immemori lo si intuisce da tanti elementi: nuraghi, domus de janas, tombe di giganti, ruderi di capanne e menhir.
Come sentinelle del tempo, ognuna di queste opere architettoniche racconta una storia di quattro millenni, testimoniando l’importanza di questi luoghi scelti per i cicli di vita e di morte.
Siti archeologici nei dintorni del Santuario di Sa Itria
Istelàthe – Zorzi Floris – Talaighè – Isteddoè; Mucru e Arrana, Golamidda e S’Abba Mala; Castrolungu , Uniai , Tratzu, Ispotzologu; Soroeni – Nortza – Fìola – Corrinthòla; Gali, Perdu ‘e Muru, Maghirra.
I toponimi che costellano l’altipiano di Lidana conservano l’eco di una storia millenaria. Un insieme di parole che derivano da etrusco, latino, greco e, prima ancora, proto-sardo, fusesi l’una con l’altra e che, pronunciate di seguito, regalano anche una certa musicalità.
Si tratta di nomi che indicano luoghi ma anche le numerose – e a tratti superbe – testimonianze architettoniche del territorio.
La zona è ricca di tracce di costruzioni megalitiche situate in punti che fanno immaginare una loro funzionalità civile e di vigilanza. Poste in posizione elevata o su linee di confine, vicino a sorgenti e terreni coltivati, affiorano oggi tra i pascoli delle greggi.
L’edificazione del santuario di Sa Itria in un territorio così ricco di elementi antichi, suggerisce già un forte sincretismo religioso la cui origine si può individuare nel momento in cui il culto della croce andò a sostituire quello delle pietre e delle acque.
La conferma più immediata è il menhir che svetta nel giardino del sagrato, Sa Perda de Sa Itria, un’enorme e grezza colonna di granito che si eleva da terra per circa quattro metri, come un obelisco.
Il primo sito che si va a incontrare poco distante dal santuario, è la necropoli di Uniai, formata da sette domus de janas scavate in massi solitari ed erratici e decorati dalle forze di tempo e natura.
A breve distanza ci si ritrova al cospetto del nuraghe Castrolungu la cui architettura proto-storica lo rende particolarmente affascinante: costruito su un affioramento granitico, si mostra come connubio perfetto tra natura e mano dell’uomo, dominando la vallata sottostante.
Sulla stessa strada, in poche centinaia di metri si raggiunge il villaggio di Soroeni, in territorio di Lodine; all’opposto, sulla strada Gaidanu svetta, invece, il nuraghe Talaighè, tra i più intatti della zona e che, con i suoi blocchi granitici ricoperti di licheni gialli che brillano al sole, continua a dominare i suoi dintorni.
Siti archeologici intorno al lago di gusana
Ogni opzione di attività nei pressi del Lago di Gusana permette di ritrovarsi in un contesto dove alla ricchezza naturalistica si aggiungono le numerose testimonianze di epoche passate che, come nel resto della Sardegna, regalano una significativa sintesi storica.
Le Domus de Janas Gurrai sono raggiungibili seguendo le indicazioni per l’Hotel Gusana.
Alle spalle della struttura ha inizio il sentiero che permette di raggiungere il sito, una necropoli di quattro domus de janas che invitano a perdersi tra i disegni dei massi granitici nella valle su cui si affacciano.
Nei pressi del ponte Gusana, lungo la SS 128 in direzione Ovodda, si incontra il sentiero che permette di raggiungere l’area archeologica de S’Iscrithola.
Con lo specchio d’acqua su cui si riflettono i boschi circostanti che accompagna la passeggiata, ci si inoltra tra gli alberi per scoprire un complesso di domus de janas scavate direttamente in macigni a cui il tempo ha regalato fantasiose forme.
All’altezza del Ponte Aratu, sulla destra, ha inizio una strada sterrata che accompagna a sas Perdas Fittas di Aratu, i menhir che dominano un tratto di territorio al confine tra Gavoi e Ovodda, mentre nei pressi del Camping Gusana si trova il nuraghe Littoleri.