La tappa gavoese dello scrittore David Herbert Lawrence, raccontata nel suo diario di viaggio Mare e Sardegna, ci permette di giocare subito la carta “citazione di un viaggiatore illustre”, se non altro per la curiosa introduzione che egli fece riferita al suo arrivo in paese:

Dirimpetto, sull’ampia cresta, si ergevano le torri di Gavoi […] Ci arrampicammo su per la strada tortuosa e infine entrammo nel villaggio.

Per ovvi motivi, nel 1921 – anno in cui Lawrence effettuò il viaggio nell’Isola – l’architettura del paese era ben differente da quella attuale: le casette erano piccole, un piano, al massimo due.

Ma quali torri? è la domanda che rimbalza tra i lettori gavoesi di svariate generazioni. Forse l’autore si riferiva agli edifici delle famiglie borghesi che, per la loro altezza, spiccavano tra le basse abitazioni? Non si sa.

Quel che è certo, però, è che una torre c’era davvero, quella del campanile che si eleva sulla chiesa dedicata a San Gavino, Proto e Gianuario, col tempo divenuto vero e proprio segno distintivo del paese.

Gavoi si adagia tra le colline della Barbagia di Ollolai che guardano a valle, abbracciando il lago di Gusana e, poco oltre, i monti del Gennargentu che ne delineano il paesaggio.

Nuraghi, menhir e domus de janas sparsi per il territorio che circonda il paese, testimoniano ancora oggi una vita vecchia di millenni. Tra le vie del centro storico, invece, si scorge la storia più recente, quella di un piccolo villaggio di pastori che divenne un bel centro barbaricino, riuscendo a cogliere (e accogliere) le opportunità che ogni fase storica offriva.

Gavoi e la sua storia

La storia gavoese è quella dei pastori transumanti che hanno preservato la produzione del Fiore Sardo; dei zillonarjos, i venditori ambulanti che commerciavano per tutta l’isola le risorse primarie della collettività per tornare all’ombra del campanile con novità e innovazioni. Delle donne coltivatrici di rinomate patate e tessitrici di ricercata orbace, e ancora, degli intellettuali e ricchi borghesi del paese, che hanno contribuito ad apportare alla piccola comunità grandi cambiamenti.

Ed è così che a Gavoi arrivarono tante novità: la luce elettrica e la strada statale 128, il palazzo comunale e più tardi la diga del Gusana. Fu aperta la prima scuola media di Barbagia, e successivamente il primo istituto di scuola superiore, mentre su importante spinta del movimento femminista degli anni Settanta del secolo scorso si apriva il consultorio e si fondavano cooperative di lavoro.

Nel caso di Gavoi, proprio la diga ha sancito un prima e un dopo, rappresentando il definitivo passaggio all’epoca moderna: per un lato, profondo elemento di cambiamento paesaggistico naturale e ben presto elemento distintivo, al pari del campanile; dall’altro fonte di grande occupazione e reddito per maestranze locali e non, e di importante scambio culturale per via delle numerose famiglie di operai provenienti dalla Penisola che vissero per qualche anno nel paese, stringendo forti legami di amicizia. 

L’alta vocazione culturale e le ampie vedute degli abitanti di Gavoi hanno fatto sì che anche i piccoli e grandi eventi scandissero la storia più recente.

Dal Carnevale all’autunnale sagra Ospitalità nel cuore della Barbagia, passando per gli eventi sportivi, il festival letterario L’Isola delle Storie, la festa campestre di Sa Itria o l’evento dedicato alle birre artigianali Beerbagia Festival.

Il fitto calendario degli eventi annuali si compone di appuntamenti culturali che ben si integrano con quelli tradizionali, rivelando la grande capacità di iniziativa della comunità che ha lavorato con cura e attenzione per far conoscere il centro barbaricino al di fuori dei confini isolani, con il suo bel centro storico e un pittoresco lago di montagna.

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