Il recupero e l’attenta valorizzazione del centro storico ha fatto sì che negli anni Gavoi, insignito della Bandiera Arancione del Touring Club, si distinguesse tra gli altri, affascinando e conquistando chiunque si concedesse una passeggiata tra le sue stradine:

qui le vie lastricate incorniciate da edifici in granito e cascate di fiori, lasciano intravedere panorami che si aprono su tetti rossi, rigogliosi boschi e l’azzurro del lago di Gusana.

Le strade che si addentrano nel centro storico si dipanano dalla piazza di San Gavino, una su tutte Sa Carrela Majore, l’attuale via Eleonora, un tempo arteria principale che permetteva di raggiungere il cuore del paese.

Perdersi tra i vicoli acquisisce un altro sapore se ci si concede di osservare i dettagli, ovvero quei piccoli elementi che, narrando vite semplici e ordinarie, ci permettono di coglierne la storia.

L’abilità dei vecchi artigiani gavoesi continua a vivere in ringhiere, balconi e scale, ben incastonate tra le case, mentre il granito de sos settidorjos [panchine] posti nei pressi degli usci, ancora oggi, ospita lunghe chiacchiere di vicinato.

Possiamo andare un po’ più indietro nel tempo e immaginarci quelle stesse panche come utili supporti per salire in sicurezza a cavallo, che fossero fedeli ronzini o fieri destrieri, magari legati a sas loricas, gli anelli in ferro infissi al muro, anch’essi in giro, qua e là, ad abbellire vecchie pareti e raccontare la vita passata della comunità.

Per le vie del paese si incontra persino qualche antico ciottolato, tra le cui pietre, accuratamente disposte per resistere a cavalli e carri, ora si fanno strada fiori spontanei che annunciano la primavera.

Un bel progetto di recupero di antichi toponimi portato avanti dall’Università della Terza Età di Gavoi ha consentito di valorizzare i rioni storici, ora introdotti da targhe che riportano la denominazione in gavoese o poetici omaggi di storici abitanti del vicinato.

Tra gli storici rioni

È facile immaginare come ognuno di questi luoghi sia scrigno di infiniti racconti, microstorie familiari, leggende, ricordi vividi e altri un po’ sfocati.

Si dice, per esempio, che a Malupensu fosse situata una gogna e da lì derivi la sua denominazione, rimandando al “mal pensare” dei disgraziati condannati a tale pena.

Sa Corte Manna viene ricordata da tanti come scenario di grandi balli a cui tutto il vicinato, e oltre, accorreva per partecipare; qui c’erano la bottega degli orafi e il mulino a carbone, mentre elementi architettonici che sopravvivono dal Seicento, ci fanno figurare il luogo come possibile sede del majore de villa, molto tempo prima che l’apertura della SS128 modificasse le dinamiche della vita quotidiana paesana.

Tra Perdudidu, Sa Costa e Moddone, invece, si possono scorgere ancora alcuni ruderi di dimore centenarie: piccole e umili case costruite con pietre informi, argilla e travi in legno e che oggi potrebbero essere considerate come preziosi reperti di un’ “archeologia” del mondo pastorale e contadino di queste montagne.

Intorno, a farla da padrona, naturalmente, è il granito: cantoni perfettamente squadrati che brillano al sole e definiscono le linee architettoniche di ogni angolo del centro storico.

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