La passeggiata tra vicoli e stradine può essere ben integrata con la visita dei musei Casa Porcu-Satta, del Fiore Sardo e Sa Caserma Betza, luoghi deputati all’approfondimento delle principali peculiarità della cultura locale.
Il Museo Casa Porcu-Satta
Il museo Casa Porcu-Satta accoglie le esposizioni dedicate all’abito tradizionale, ai gioielli-amuleti della tradizione sarda e ai giochi antichi, ma lo stesso edificio, che conserva intatta l’anima nobiliare dei suoi originari abitanti, fa valere la visita.
La casa venne costruita nel 1901 su volere dell’allora medico condotto del paese, il dottor Giovanni Porcu-Duras, e di sua moglie, donna Rosina Satta-Mulas, entrambi benestanti e altolocati tanto da permettersi di realizzare una dimora che si distinguesse dalle circostanti.
Effettivamente, già il profilo esterno in stile liberty dell’edificio, suggerisce l’importante posizione che la coppia assumeva nel paese, trovando conferma della stessa nella cura rivolta all’arredamento e alla rifinitura degli interni.
Così lo sguardo viaggia tra la varietà dei pavimenti in cementine e gli affreschi sulle volte eseguiti dal pittore fiorentino Molinari, sfiora la sontuosità degli arredi della “stanza rossa” e si incanta tra le rifiniture di quelli realizzati da Francesco Ciusa.
Le collezioni permanenti
In questo elegante contesto trova spazio la collezione permanente del vestiario tradizionale di Gavoi, oggi portato con fierezza da ragazze e ragazzi in occasione delle più importanti celebrazioni.
Se prima il costume era anche un forte strumento comunicativo che rivelava status e posizione sociale (oltre che la provenienza) di chi lo portava, oggi indossarlo rappresenta un forte legame con l’identità più profonda, l’orgoglio per le proprie radici e la propria cultura.
Ci si ritrova, quindi, dinanzi a manufatti che abili tessitrici, sarte e ricamatrici (e, talvolta, anche pittrici) eseguivano spesso nelle pause dal lavoro o nelle ore notturne, al lume della lampada a olio. La maestria di queste donne si scorge nei decori dipinti a mano, quando non ricamati, di gonne e giubbini; nella precisione de su bastonette (l’esecuzione di pieghe sottilissime e merletti ad ago che arricchivano la camicia) o ancora nella perfezione della plissettatura delle ampie gonne, dove ogni piega è l’impeccabile riproduzione della precedente.
Dall’arte tessile si passa a quella orafa in una manciata di gradini di granito.
Nel piano superiore, infatti, trova spazio Prendas contra s’ocru malu, la collezione di gioielli e amuleti in filigrana realizzati dal maestro orafo Nanni Rocca che, assieme al figlio Pierluigi, porta avanti una lunga tradizione famigliare di argentieri che risale al 1800.
Si tratta di oggetti legati alla nascita, complementi dell’abbigliamento tradizionale o di uso religioso, la cui preziosità è definita dal significato che la comunità ha attribuito ad essi, fortemente intrecciato alla vita e ai sentimenti di uomini e donne.
Il percorso espositivo si conclude con la collezione Jocos, un minuzioso lavoro di ricerca, ricostruzione e conservazione sui giochi, gli ambienti di lavoro e gli strumenti musicali svolto dall’artigiano gavoese Michele Pira.
Il Museo del Fiore Sardo e Sa Caserma Betza
Poche decine di metri separano gli echi di una vita nobiliare da quelli delle campagne, contesto di produzione del Fiore Sardo, formaggio-simbolo della cultura pastorale gavoese raccontato nel museo ad esso dedicato.
Il verde dei pascoli, la semi-oscurità dei magazzini della stagionatura, i gesti che sanno di rituali e le vite intrecciate di uomini, donne e animali che trovano eco nel contesto familiare e in quello più allargato della comunità, sono riportati attraverso le immagini del fotografo sloveno Žiga Koritnik e i fotogrammi del docu-film “Fiore Sardo” di Fabio Olmi, oltre a tutti gli strumenti, antichi e recenti, del lavoro.
L’ultima tappa dell’itinerario museale ci riporta nel centro storico, dove sorge Sa Caserma Betza. La vecchia caserma ottocentesca dei carabinieri a cavallo diventata un interessante spazio espositivo che accoglie mostre temporanee e la permanente Camminare, nei territori del viaggio.
L’esposizione, figlia del programma inter-regionale CAMBIOVIA- CAMmini e BIOdiversità, costituisce un percorso per immagini e video sulla cultura della transumanza, di cui proprio Gavoi rappresenta una delle comunità custodi.
Le fotografie di Davide Virdis e il documentario di Marco Iozzo, che compongono la mostra, ripercorrono le tracce dell’antica pratica, offrendo un’interpretazione degli spazi e delle comunità che custodiscono la memoria di questa cultura.
INFORMAZIONI UTILI
Museo del Fiore Sardo, via Margherita 7 ; Museo Casa Porcu-Satta, Via Roma, 187
Ticket intero 5€, ridotto 3€ – Ticket unico per i 2 musei: 7€, ridotto 5€
Apertura maggio-ottobre nei fine settimana e su prenotazione – info 0784 53633